La Dieta a Zona

LA DIETA A ZONA (40-30-30)

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La Dieta a Zona, o 40-30-30, ormai conosciuta da diversi anni e ideata dal dottor Barry Sears, si basa, oltre che sulla qualità dei cibi che introduciamo, anche sulla ideale proporzione tra carboidrati, proteine e grassi: più precisamente l’apporto calorico di ogni pasto consumato dovrebbe provenire per il 40% dai carboidrati, per il 30% dalle proteine ed il restante… 30% dai Lipidi (Grassi). Semplificando si potrebbe dire che ad ogni pasto si dovrebbero assumere su 100g. di cibo, circa 48-50 g. di carboidrati, 35 g. di proteine e 15-16 g. di grassi.

Vantaggi:
Indubbiamente la Dieta a Zona ha indicato (soprattutto grazie all’omonimo libro ben tradotto anche in lingua italiana) dati e tabelle di riferimento utili soprattutto a chi è completamente a digiuno di qualsiasi nozione alimentare.

Infatti il rapporto fisso dei 3 macronutrienti “obbliga” il soggetto ad introdurli tutti, evitando quindi grosse carenze nutrizionali.

Inoltre la facile reperibilità sul mercato di alimenti ed integratori “ad hoc” facilita enormemente il soggetto nel seguire la Dieta a Zona, con una introduzione equilibrata di tutti i macronutrienti.

In ultima analisi (e questo è stato inizialmente il principale motivo di contestazione di buona parte della classe medica) l’indubbia efficacia, almeno per i primi periodi, della Dieta a Zona è dovuta soprattutto ad una adeguata introduzione giornaliera di proteine, indispensabili per tutte le funzioni organiche.

Tale regime alimentare però comporta anche degli svantaggi: infatti, se per i soggetti sedentari può essere effcace proprio per quanto illustrato sopra, paradossalmente lo svantaggio principale è la proporzione fissa dei 3 macronutrienti. Questo comporta in taluni soggetti, soprattutto chi ha bisogno di una introduzione calorica o proteica “importante”, uno squilibrio tra proteine, lipidi e carboidrati.

Ecco che negli atleti in particolare essa si rivela limitativa per le prestazioni. E anche se lo stesso dott. Sears dichiara che per gli atleti va aggiustata nelle proporzioni, in certi atleti risulterebbe talmente “sproporzionata” che non si può più definire a zona. Ciò purtroppo può comportare il decadimento delle prestazioni nei soggetti sottoposti a prestazioni fisiche. Nel prossimo articolo vi illustreremo con degli esempi tali limiti.

Andrea Spolaor

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